CRAI Earmotion Magazine

Il potere delle parole nella riabilitazione uditiva

Scritto da Lorenzo Centurelli | 1 dicembre 2025 8.47.00 Z

In questo articolo esploriamo come il linguaggio può diventare uno strumento di lavoro: cosa dire, cosa evitare e come accompagnare l’utente nelle prime settimane, quando la compliance si decide.

Nel percorso audioprotesico la tecnologia è fondamentale, ma sono le parole a costruire,  o ad ostacolare, l’alleanza terapeutica. Paure, aspettative irrealistiche e vissuti emotivi influenzano l’uso degli apparecchi molto più di quanto si pensi.

L’adattamento non è solo sonoro: è narrativo

Le prime settimane con un apparecchio acustico sono un territorio delicato.
Il paziente/cliente non sta solo “ascoltando suoni nuovi”: sta ridefinendo la propria identità, il proprio ruolo sociale, la propria percezione di sé. Una frase ambigua o troppo tecnica può aumentare l’ansia. Una frase chiara, empatica e normalizzante può invece cambiare il modo in cui vive l’esperienza.

In altre parole: il linguaggio non accompagna il fitting, è parte del fitting.

Frasi che aiutano davvero l’utente (e perché funzionano)

«Quello che stai vivendo adesso è normale: il cervello si sta riabituando».
Riduce l’idea che “ci sia qualcosa che non va”. Trasforma la fatica in segnale di progresso.

«Non è un dispositivo perfetto dal primo giorno: è un percorso che facciamo insieme».
Crea alleanza, responsabilità condivisa e attenua l’aspettativa magica dell’effetto immediato.

«Se qualcosa ti sembra insolito, raccontamelo: lo osserviamo insieme».
Invita alla comunicazione, elimina il senso di colpa e normalizza la richiesta di aiuto.

«Tu conosci la tua quotidianità, io conosco la tecnologia: uniamo le due cose».
Restituisce competenza al paziente, equilibra i ruoli e crea cooperazione.

«Ci saranno miglioramenti graduali: alcune cose le noterai subito, altre arriveranno con il tempo».
Costruisce aspettative realistiche senza smorzare l’entusiasmo.

Frasi che creano resistenza (e come riformularle)

🔴 «Ci vorrà un po’ di tempo, devi solo abituarti».
Sottintende passività, solitudine nel processo, e può suonare come “è un tuo problema”.
🟢 «L’adattamento è un processo attivo: io ti accompagno passo dopo passo».

🔴 «È tutto normale, tranquillo».
Sdrammatizza troppo, rischia di invalidare l’esperienza soggettiva.
🟢 «Capisco che possa essere fastidioso. Succede spesso all’inizio, e si può lavorare per migliorarlo».

🔴 «Li devi usare più ore, altrimenti non funziona».
Crea senso di colpa e mette in discussione la capacità del paziente/cliente.
🟢 «Più li indossi, più il cervello accelera l’adattamento. Se incontri momenti difficili, li affrontiamo insieme».

🔴 «L’apparecchio funziona, il problema non è tecnico».
Frase percepita come giudicante, rischia di rompere l’alleanza.
🟢 «L’apparecchio sta lavorando in modo corretto, ora capiamo insieme cosa succede nella tua percezione».

🔴 «Non preoccuparti, capita a tutti».
Suona superficiale.
🟢 «Questa sensazione è comune, ma il modo in cui la vivi tu è importante. Raccontami cosa provi».

 

Le parole che costruiscono fiducia

Il counselling non richiede discorsi lunghi.  Richiede precisione, ascolto e cura.

Ecco tre interventi comunicativi che fanno spesso la differenza.

Dare senso

«Questa fase è una risposta del cervello, non un errore del dispositivo.»
Aiuta a interpretare correttamente le sensazioni.

Dare controllo

«Possiamo fare piccole regolazioni per migliorare la tua esperienza.»
Riduce il senso di passività.

Dare accompagnamento

«Nei primi giorni restiamo in contatto: ci aggiorniamo e lavoriamo insieme sull’adattamento.»
Crea continuità e sicurezza.

Sono frasi semplici, ma hanno un effetto concreto sulla stabilità d’uso.

Comunicare in modo diverso nelle visite e nei follow-up

Nella prima visita:

L’obiettivo non è “convincere”, ma tradurre cosa significa vivere un apparecchio acustico. L’utente deve uscire con una narrativa chiara: non “provo un dispositivo”, ma “inizio un percorso”.

Nel fitting:

Il linguaggio deve essere anticipatorio: «Quando rientri a casa potresti notare…».
Le sorprese generano ansia; le anticipazioni generano fiducia.

Nei follow-up:

Qui il linguaggio diventa rinforzo positivo: «Hai fatto un passo importante»,
oppure riformulazione: «Questa è una difficoltà comune, ma significa che l’adattamento è attivo.»

Il follow-up non regola solo i parametri tecnici: regola la percezione dell’esperienza.

Il counseling come parte essenziale del percorso

Un apparecchio acustico può essere tecnicamente impeccabile, ma senza una guida comunicativa chiara il percorso rischia di diventare fragile. Le parole dell’audioprotesista orientano l’esperienza: aiutano a dare significato alle sensazioni iniziali, riducono incertezza e timori, costruiscono continuità.

In audioprotesi, la tecnologia fa sentire, la comunicazione permette di restare nel percorso.